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Tempra Edizioni, Editoria, Libri, Pubblicazione, Autori Emergenti, Poesia, Saggistica, Narrativa, Shop online, Interviste, Lettori, Catalogo
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INTERVISTA a Alessandro Ebuli - Temporali silenziosi

2020-11-12 16:50

TEMPRA EDIZIONI

News, Poesia, poeta contemporaneo, Alessandro Ebuli, Temporali silenziosi, intervista, presentazione dell'opera, società, solitudine, introspezione,

INTERVISTA a Alessandro Ebuli - Temporali silenziosi

Alessandro Ebuli scrittore ligure in continua espansione letteraria, volto noto a Tempra Edizioni, presenta una nuova raccolta poetica dal titolo...

Alessandro Ebuli, classe 1975, è uno scrittore e poeta spezzino in continua espansione letteraria, dalla carriera artistica consolidata, che vanta di numerosi riconoscimenti nel panorama nazionale ed internazionale per la narrativa e per la poesia.

Ha all’attivo le sillogi poetiche “Sotterraneo” (Eretica Edizioni, 2016) e “Istinti” (Tempra Edizioni, 2019); le raccolte di racconti “Le dieci stanze” (Eretica Edizioni, 2017) e “Incastri distanti” (Eretica Edizioni, 2018).

Volto già noto a Tempra Edizioni, in questa breve intervista presenta una nuova raccolta poetica dal titolo “Temporali silenziosi”.

 

Bentrovato Alessandro.

 

ALESSANDRO: "Ciao! Lieto di ritrovarvi".

 

1) Nonostante la tua evoluzione artistica, la poesia sembra continuare ad essere quasi in “linea esclusiva” lo strumento di comunicazione più efficace per esternare le tue emozioni, sbaglio?

La poesia è il linguaggio con il quale esprimo me stesso profondamente attraverso l’utilizzo dei versi, non necessariamente autobiografici, che mi consentono di affrontare tematiche maggiormente intimiste rispetto a quanto sia possibile fare con la narrativa. Ciò non significa che con essa io non riesca ad esprimere sensazioni profonde, ma per ovvie motivazioni di costruzione risulta essere sicuramente meno adatta e meno incisiva della poesia. Scrivo molta narrativa, se interessa. Lo specifico affinché non mi si veda come un autore a senso unico.

 

2) Il titolo dell’opera “Temporali silenziosi” è di facile immedesimazione: solo, nel mezzo di una tempesta emotiva e ciò che cade non scivola via con facilità. Cosa si cela dietro quel silenzio?

Il silenzio è relativo alla nostra parte emotiva che schiacciata dal senso etico e morale delle convenzioni sociali ci impedisce di esprimerci come realmente vorremmo. Spesso non riusciamo ad urlare al mondo la nostra vera natura, la nostra vera identità, e ne restiamo silentemente intrappolati. Da qui il significato dei Temporali del titolo, che fragorosamente ci invadono e poi spariscono lasciando spazio al silenzio. In mezzo a tutto questo c’è la sofferenza esplicitata nella foto di copertina. Ma i temporali non sono soltanto il fenomeno meteorologico. Noi individui siamo temporali intesi “nel tempo e del tempo”, ergo passeggeri, e consci di questa condizione soffriamo.

 

3) Con i versi: «Come faremo a sopportare il peso / di un rinnovamento ancora non voluto?» - tratti dalla poesia “Assemblaggio di una mirabile decadenza” – lasci intendere che davanti ai più grandi eventi della vita non si è mai pronti? Magari per paura di non farcela, per l’ingombrante vuoto della solitudine o per l’incapacità di attraversare il dolore?

Non si è mai pronti ai grandi cambiamenti, ma si è costretti ad entrare in una forma mentis che potrà condurci ad affrontare quel cambiamento. Di fatto esso è un percorso che evidentemente dovremo seguire, per le più svariate ragioni. Per alcuni è un percorso semplice, per altri molto difficile e talvolta doloroso e spesso la solitudine è l’unica compagna fedele in queste evoluzioni umane.

 

4) La musica rientra tra le tue più grandi passioni, tanto che recensisci dischi da diversi anni per rinomate riviste, e sembra proprio che abbia acceso l’ispirazione per alcune liriche. Cosa puoi dire in merito?

Sicuramente la musica fa parte di me, talmente tanto che a volte devo sforzarmi per evitare citazioni di album o canzoni nelle mie composizioni che altrimenti abbonderebbero. Non lo faccio coscientemente, è una situazione naturale, fluida. In alcune liriche di Temporali silenziosi ho però volontariamente toccato la parte musicale che è dentro di me, soprattutto per quanto riguarda taluni tratti autobiografici, resoconti di vita vissuta.

 

5)      Nei versi - «Prima che alzino altri muri / o che il cemento seppellisca le speranze / e ci investa il silenzio / prima che il vuoto lasci posto al poi / e che il poi si trasformi in nulla, / prima che tutto questo avvenga» - di “Prima parabola” effettui un’analisi lucida della realtà (cronaca, politica e quotidianità) fingendoti un profeta a fatti avvenuti, vero?

Profeta è eccessivo e fuori dalla mia portata. In Prima parabola ho semplicemente voluto analizzare alcuni fatti della vita quotidiana da un punto di vista esterno, sbrogliandoli nei versi come un monito per evitare che… Prima che accada qualcosa muoviamoci e lavoriamo affinché quella cosa, se palesemente sbagliata, non accada. Non attendiamo inutilmente che il fatto avvenga. Tutto ciò assume un carattere utopistico che a posteriori mi porta ad auto domandarmi se mai riusciremo in questo intento. Probabilmente no, ma io faccio la mia parte.

 

6) Nel libro si palesa una profonda nostalgia per il passato e per un incontro che probabilmente non avverrà più, ma che vive nel ricordo. Siamo davanti ad un processo di psicoanalisi quasi freudiano, in cui attraversi diverse stanze della mente: «Ho paura di scoprire il mio riflesso /e di trovarmi a fare i conti con me stesso», non è così?

È così. Tutti noi abbiamo lasciato indietro qualcosa nella nostra vita che non otterremo mai più. Il passato non ritorna, ma il presente e soprattutto il futuro siamo noi, qui ed ora. Non si tratta di nostalgia o malinconia per ciò che fu, ma un invito a guardare le cose in modo realistico per andare avanti.

 

7) Poeti e scrittori hanno sempre qualcosa da dire, ma soffrono spesso di un “blocco” che non lascia spazio alle parole, nonostante sia quello il proprio mestiere, ed è qualcosa di molto comune di cui parli in “Lo scrittoio”. Hai imparato a convivere con queste fasi di anestetizzazione emotiva che non permette alla scrittura di fluire?

Capita che a volte io senta la necessità di scrivere e non riesca a trovare le parole per descrivere quel “qualcosa” che mi rode dentro. È una sensazione spiacevole che mi lascia un senso di impotenza davanti alla penna, l’unica arma a mia disposizione per dare spazio alla mia fantasia. Ne Lo scrittoio ho raccontato quella sensazione, non riferita però ad un episodio in particolare.

 

8) Hai utilizzato spesso il lemma “abisso”, ma scavare nel profondo dell’anima è davvero necessario per far pace con sé stessi o è un’azione masochista che porta a nuove delusioni, nel tentativo di superare vecchi rancori?

C’è chi usa la scrittura - come qualsiasi altra arte, del resto – come una sorta di attività terapeutica. Ritengo che l’abisso sia dentro di noi, ma non tutti sono capaci di indagarlo a fondo. Probabilmente neppure io, ma nel mio piccolo posticino in questo mondo tento di fare un po’ di spazio ai prodotti che l’abisso mi riserva. È un po’ come aprire dei cassetti e trovarvi dentro le proprie cose che si erano dimenticate. Lavorando su quelle cose, limando e riparando, si può arrivare a costruire qualcosa di concreto, nel mio caso parole. Come disse il Poeta Eugenio Montale la poesia ha bisogno di una certa verticalità ed io mi impegno a verticalizzare i miei versi così che possano condurre il lettore in un proprio abisso.

 

9)  A chi dedichi quest’opera?

A Ilaria, una mia cara amica e compagna delle scuole superiori che ci ha lasciati troppo presto, a maggio di quest’anno maledetto. Aveva la mia età, quarantacinque anni. Ha perso la sua battaglia contro un temporale silenzioso che lentamente l’ha consumata. Sono venuto a conoscenza della sua scomparsa un pomeriggio, durante una passeggiata nelle vie del centro. La notizia mi ha sconvolto. Penso spesso a lei, era una persona meravigliosa.

 

10)  Perché un lettore dovrebbe buttarsi a capofitto in una lettura strettamente personale (sicuramente dai tratti universali) e ripercorrere il tuo viaggio nei sentimenti?

Perché l’unica cosa di veramente personale che abbiamo è l’universalità delle parole e chiunque leggendo potrebbe riconoscersi nelle mie, che tento di scrivere con umiltà e senso della misura.

 

Grazie ad Alessandro per l’intervista.

 

                                                                                      Marianna Iannarone

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