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Associazione Culturale "Tempra Edizioni"

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Tempra Edizioni, Editoria, Libri, Pubblicazione, Autori Emergenti, Poesia, Saggistica, Narrativa, Shop online, Interviste, Lettori, Catalogo
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INTERVISTA a Valeria Corvino

2019-11-25 16:01

TEMPRA EDIZIONI

News, poesia, Poeti Urbani, IL FONDO NERO DELL'AMORE, VALERIA CORVINO,

INTERVISTA a Valeria Corvino

Valeria Corvino autrice e attrice irpina propone con delicatezza la sua prima raccolta poetica dai versi pregni d’amore.

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Valeria Corvino autrice, attrice e poetessa esordiente nasce a Benevento nel 1988 e cresce in Irpinia. La sua versatilità culturale le ha permesso di avvicinarsi al mondo dello spettacolo, dopo essersi diplomata in lingue ed essersi trasferita a Roma, specializzandosi in recitazione e in doppiaggio, fino a prendere parte a diversi progetti cinematografici.  Nel 2016 ha pubblicato il romanzo dal titolo "Ti desidero" (Il Mio Libro) mentre "Il fondo nero dell’amore" è la sua prima silloge poetica.   


Benvenuta Valeria, Tempra Edizioni è lieta di poter presentare al pubblico, in questa breve intervista, la tua raccolta poetica "Il fondo nero dell’amore".


VALERIA: "Bentrovata Marianna, grazie a te e a Tempra Edizioni per questa ulteriore occasione di incontro con i lettori". 


1)      Valeria secondo te quale ruolo riveste la poesia nella nostra epoca ibrida? 

Io credo che la poesia, specie in questa epoca, possa assumere un ruolo o una ’’missione’’ del tutto personale. Scrivere per sé è una necessità, ma scrivere per gli altri, per un pubblico potenzialmente infinito è una scelta, che solitamente nasce dal bisogno di condivisone intrinseco del genere umano. Ritengo che la poesia potrebbe avere un ruolo effettivo solo qualora divenisse un obbligo, magari scolastico o etico, o come lo era la leva militare un tempo, ma perderebbe ogni sua potenzialità, perché da sempre è un genere potremmo dire elitario, non tutti ne sono avvezzi e questo la rende ancora più ’’meritevole’’ da un certo punto di vista.  Ciò nonostante è alla portata di tutti, chiunque si ritrova a leggere almeno ogni tanto una poesia restandone intimamente rapito. Ecco in quel momento, anche solo da lettore la poesia ha un ruolo salvifico, intimo, personale, unico per ognuno, come una medicina fuori commercio riservata e creata appositamente per chi la sta leggendo e che assume di volta in volta dei connotati diversi nel momento in cui le parole incontrano la consapevolezza del lettore, il suo passato, le speranze, le sue emozioni più recondite, inespresse, taciute. Credo che questo sia il suo vero potere e l’unico dovere di chi scrive non solo per necessità ma anche per condivisione. Un rapporto esclusivo tra scrittore e lettore che trascende ogni forma di dovere e di costume. Come un patto nascosto, un segreto.   


2)      Le tue origini irpine ci ricordano quanto l’Irpinia sia una terra di artisti, ma soprattutto di poeti e sognatori, quando ti sei avvicinata a questa forma di scrittura?  

Non so esattamente quando. Credo di essere in un certo senso vicina da sempre alla necessità di coltivare una certa dimensione interiore, introspettiva ed emozionale. Quello che cambia, in fondo sono le forme. La mia prima esperienza ufficiale è stata la stesura di un romanzo che ha per protagonista una giovane donna, piena di sogni e di coraggio e che oltre ad essere una ballerina, custodisce un diario nel quale dà spazio alla dimensione interiore, emozionale di cui parlavo e da qui è nata l’idea di un ’’sequel’’ del tutto insolito: una raccolta di poesie.   


 3)      A tal proposito considerando i tuoi primi passi nell’ambito cinematografico, ricordiamo la recente apparizione nel film "Il Giovane Pertini - combattente per la libertà" il cui regista è proprio un irpino ovvero Giambattista Assanti. Cosa vuoi raccontare di questa esperienza? 

È stata un’esperienza inaspettata, qualche giorno prima delle riprese sono stata contattata da alcuni referenti e ho avuto il piacere, insieme ai miei colleghi, di prendere parte ad una scena intensa e non facile, anche trattandosi di un piccolo cameo.  Tutti noi ’’partigiani’’ avevamo la responsabilità di comunicare, in modo del tutto espressivo, il vissuto di persone che hanno combattuto davvero per la libertà; libertà che oggi respiriamo, ed è incredibile pensare che alcune popolazioni non abbiano ancora acquisito i nostri stessi diritti civili. La situazione italiana non è delle più felici, lo so, ma penso che questo racconto cinematografico, abbia il pregio di risvegliare le coscienze in questo senso, cioè ricordare quanto i valori di libertà, coraggio e integrità, nei quali io ho sempre creduto, siano l’unica possibilità di ’’raddrizzare’’ una società purtroppo in molti casi decadente.    


4)      Ritornando alla raccolta "Il fondo nero dell’amore" possiamo dire che si caratterizza per il vigore e la discrezione dei suoi versi, infatti descrivi l’amore con sobrietà nonostante l’allusione ad un legame spezzato. Si può toccare il fondo amando?   

Direi piuttosto che il fondo si deve toccare. Siamo protagonisti e spettatori di un periodo storico in cui l’amore e le relazioni, in generale, sono talmente inconsistenti, alle volte, da non poter non mettere di fronte all’evidenza, di fronte all’ammissione che una società incapace di amare, nella totalità di ciò che significa davvero, è destinata a fallire. Credo che molti dei problemi che viviamo come gruppi di individui, partono da come viviamo in qualità di singoli individui. Il contatto con la parte più importante di noi stessi è stato eclissato per troppo tempo, e se da un certo punto di vista l’evoluzione, l’emancipazione dai canoni moralisti, religiosi, societari ha rappresentato una grande conquista, dall’altro ha favorito nel corso degli ultimi anni, lo smarrimento di alcuni valori imprescindibili, che sono alla base della realizzazione. Oggi abbiamo un grande problema, molte persone non sono in contatto con le proprie emozioni, non riescono a familiarizzare con questa parte fondamentale, a causa dell’eccessivo culto dell’esteriorità,  di questa convinzione di dover apparire indistruttibili, furbi, e una serie di altri stereotipi di persone vincenti, laddove vincente è inteso come qualcuno che non piange mai se non per esibizionismo o vittimismo, che non ha mai bisogno di nessuno se non per poco, e così nascono rapporti, situazioni, relazioni labili, prive di senso, talvolta ipocrite, tutto diventa consumismo, apparenza, superficie, anche l’amore. Se c’è una cosa nella quale dovremmo essere tutti più bravi è solo questa: non avere paura delle emozioni, qualsiasi esse siano, il che vuol dire non avere paura di soffrire.    


5)      Nella lirica "Croissant à la vie" ricordi l’importanza di gioire davanti alle piccole cose o a semplici rituali quotidiani come riscoperta dello stupore. La semplicità può essere sinonimo di "felicità banale"?     

Quella di stupirsi anche di fronte a cose già fatte, già vissute e un’attitudine alquanto rara. Siamo sempre spinti verso la ricerca del nuovo, che poi diventa vecchio e così via, in un vortice infinito. Perciò bisogna fermarsi, apprezzare le cose che sembrano scontate e ’’banali’’ perché sorprendentemente si rivelano delle chiavi per il benessere. Quando l’ambizione diventa arrivismo, quando il sogno diventa ossessione, quando il piacere diventa dipendenza allora dobbiamo fermarci, altrimenti scadiamo nel non senso, nell’omologazione. Riprendere il contatto con ’’il poco’’ è riprendere il contatto con la realtà.     


6)      In "Senza colpe" inneggi a trovare una motivazione e il coraggio per reagire in età adulta imparando a perdonare le proprie fragilità: "Non darla vinta alla paura,/ alla noia,/ alla gente che non ha più/ sogni da mangiare./Disobbedisci", è difficile perdonarsi?  

Non c’è niente da perdonare, specialmente per come si è o come non si è.  C’è solo da accettare quel che è e quel che c’è. Direi che questa è la chiave di lettura giusta per un titolo come ’’senza colpa’’. È da questo punto di accettazione che si comincia a sognare: "chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia’’.   


 7)      Accettare i cambiamenti non è un processo facile: "Scopriremo com’è la stagione/ che non può cambiare" - qual è questa quinta stagione? 

Sì, perché non è facile lasciare andare l’illusione, ’’l’dea dell’ideale’’, normalmente di fronte ai fallimenti, non importa di che genere, opponiamo forme di resistenza perlopiù inconsce, ripetiamo a noi stessi che le cose stanno così ma la verità è che ogni fine causa dolore, molto spesso un dolore grande, inaccettabile a volte.  Le situazioni cambiano, le stagioni cambiano, le cose, il lavoro, le relazioni sono impermanenti, mutevoli. Così ho creato una ’’quinta stagione’’, non un’illusione ma un luogo del cuore e dell’anima dove non esiste il tempo ma solo l’essenza immutabile e intangibile della felicità.     


 8)      Perché leggere "Il fondo nero dell’amore"?   

I libri che ho letto con più interesse nella vita sono quelli che sono capitati tra le mie mani e davanti ai miei occhi e che hanno catturato la mia attenzione, perché ahimè non si può leggere tutto. Sono fiduciosa che accadrà lo stesso anche per quelli che leggeranno questo libro. A questo punto, saranno loro a dirmi poi perché lo hanno letto.     


 9)      Qualcosa da aggiungere?

A tal proposito, a quanti richiamati dalle mie parole, dal titolo del mio libro, dovessero identificarsi, voler trovare una risposta, una cura al ’’nero’’ che c’è nella loro vita, voglio dire che il nero è anche il fondo sul quale prendono vita tutti gli altri colori. Perciò li incoraggio a riempirla la vita di tutti quei colori, di quelle esperienze, di quel significato che senza il suo opposto non esisterebbe.     


Ringrazio Valeria per l’intervista.     


                                                                                                                                Marianna Iannarone

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